Una lettura sulla media education: mass media e pubblico
Le sei dimensioni della media education di Martínez de Toda
Martínez de Toda è uno studioso dei mass media e ha proposto una metodologia di valutazione sulla media education nel suo libro intitolato Le sei dimensioni della media education (2002). L’intenzione è presentare elementi per una lettura sulla media education considerando che tale tipo d’insegnamento è flessibile e prende in considerazione, seguendo un approccio teorico interdisciplinare e pratico: la società, la cultura e il tipo d’esperienza mediatica dell’audience.
Nella società contemporanea, il rapporto tra pubblico e media è diventato una pratica socio-comunicativa quotidiana, della quale non possiamo fare a meno.
È necessario interpretare e leggere le immagini, cercando di mediare e inserirsi nel rapporto tv-ragazzi per aiutarli a dare un senso alla cultura dell’immagine. In questo modo è possibile mobilitare l’immaginazione e la percezione dei ragazzi, verso una lettura più consapevole di loro stessi, come soggetti attivi e comunicativi davanti ai media. La sfida è che la media education si metta in concorrenza con i media per nutrire l’immaginario dell’audience, nella famiglia, nella scuola, nell’università, nella vita istituzionale…
Una lettura sulla media education
Gran parte di questo articolo (1) include aspetti dell’opera del professore spagnolo José Martínez de Toda, professore di media education nel Centro Interdisciplinare sulla Comunicazione Sociale (CICS) della Pontificia Università Gregoriana di Roma.
Martínez de Toda è uno studioso dei mass media e ha proposto una metodologia di valutazione sulla media education nel suo libro intitolato Le sei dimensioni della media education (2002).
La mia intenzione è presentare elementi per una lettura sulla media education considerando che tale tipo d’insegnamento è flessibile e prende in considerazione, seguendo un approccio teorico interdisciplinare e pratico: la società, la cultura e il tipo d’esperienza mediatica dell’audience.
Una conoscenza previa dell’audience è importante per avviare un insegnamento sui mass media. Nella società contemporanea, il rapporto tra pubblico e mass media è diventato ormai una pratica socio-comunicativa quotidiana, della quale non possiamo fare a meno.
L’esperienza mediatica dell’audience
Quando parlo dell’esperienza mediatica dell’audience mi riferisco all’esperienza delle persone che utilizzano nel loro vissuto quotidiano la televisione, la radio, internet, i giochi elettronici, e tecnologia come il Mp3, CD Rom, DVD o il computer.
Usare il computer nel lavoro non è lo stesso che utilizzarlo in un ambiente domestico, tra i genitori, o per divertirsi fra amici. Evidentemente c’è una cultura fatta di modalità, luoghi, discorsi e significati diversi (alcuni più o meno condivisi) che includono l’uso dei media. Ci sono media che si utilizzano da soli e altri in compagnia, alcuni per trasmettere un tipo di cultura giovanile (come l’hip hop), o femminile (telenovele, soap opera), altri per rilevare il ruolo genitoriale sia della madre sia del padre (i cartoni animati negli ultimi anni si sono interessati al rapporto padre-figlio: “Il Re Leone”, “Gli Incredibili”, o alla convivenza fra i gruppi diversi e alla solidarietà come, “L’era glaciale” o “Cars-Motori Ruggenti”).
Osservare e interpretare i mass media e, in particolare, l’uso della tv, internet, e la radio sta al centro dell’analisi e del dibattito sul ruolo dei media nella socializzazione, nella famiglia e nei gruppi di pari; nella formazione della cultura giovanile; nella problematica della violenza; nella formazione della musica popolare; nonché, nel rapporto dei media con la pubblicità e i bambini, e nella relazione tra i media e lo sviluppo del bambino e del giovane.
Gli studi dell’audience
L’uso dei media nella vita quotidiana è l’oggetto d’interesse degli studiosi dei mass media orientati agli studi dell’audience, che con le loro ricerche, hanno dato vita ad un nuovo filone di ricerca gli Audience Studies (1999). Partendo da ricerche qualitative di tipo etnografico, partecipativo e interattive, questi studi rilevano il ruolo del pubblico dei media nei processi di produzione di senso. In particolare in lingua italiana si può citare il lavoro di Pasquali F., Sorice M. (2005) “Non mainstream media”e lo studio di Aroldi, P., Colombo, F. (2003) “Target generazionali della TV italiana”.Un altro libro emblematico di questa linea di ricerca e già tradotto al italiano è di James Lull“In famiglia davanti alla TV, a cura di Michele Sorice” (2003). Particolarmente importante per lo sviluppo degli Audiences Studies è il contributo proveniente dal mondo britannico e statunitense, le cui ricerche prendono spunto dalla Scuola di Chicago (USA) e del Centre for Contemporary Cultural Studies (Inghilterra).
L’educazione ai media
L’educazione ai media nasce come uno studio e pratica di insegnamento nell’attuale società mediatica, dove c’è un comune denominatore: tutti abbiamo almeno due televisori a casa e ne facciamo uso quotidianamente.
Tutti noi viviamo nella società mediatica, dove “gli elementi audiovisivi costituiscono uno strumento molto potente, non soltanto per l’ozio e il consumo, ma anche per il lavoro e l’educazione” (Pastor y Saorin 1999 en Martínez de Toda 2002). È lì che la media education diventa importante perché aiuta a capire e a partecipare in modo consapevole e critico nella società mediatica, di cui la scuola come “secondo posto di socializzazione dopo la casa” ha promosso e promuove l’insegnamento dell’educazione al film, al video, al giornale in classe, e anche l’insegnamento dei multimedia e internet.
La società mediatica è concepita come parte del processo noto come globalizzazione, processo secondo l’antropologo francese Marc Augé che si definisce sia attraverso l’ampliamento del mercato liberale sia tramite lo sviluppo dei mezzi di circolazione e di comunicazione nella città.
La società mediatica ha nella tv il più importante diffusore di cultura di massa e una risorsa per trasmettere fatti, informazioni, conoscenza, divertimento, racconti e storie.
Così, educare ai media significa fare capire il concetto chiave di Rappresentazione. Perché i mass media sono una costruzione soggettiva della realtà che segue gli interessi particolari di un produttore, di un gruppo di aziende o di chi riesce a controllare una vasta fetta del mercato economico.
Così si può affermare che i mass media, e come parte di loro la tv, non sono la realtà, ma solo una rappresentazione della realtà. Partendo da questa premessa la media education punta l’attenzione sui seguenti punti:
Capire il messaggio dei media;
permette di conoscere i meccanismi che stanno dietro allo schermo. Essere consapevoli che siamo nel “punto di mira” dei mass media. Ci cercano per ragioni commerciali/ politiche;
è un’azione preventiva: contro le diverse forme d’influsso e di manipolazione mediatica, cioè cerca l’autonomia critica dell’audience;
aiuta a chiarire la propria identità e i valori attraverso i media, per crescere nella conoscenza della cultura comune alla gente. Aiuta anche a capire e apprezzare l’arte popolare. A vivere e apprezzare la cultura contemporanea e mediatica. Insegna ad essere “spettatori attivi, esploratori autonomi e attori della comunicazione mediatica”;
cerca compagni con cui discutere i media usati o visti;
facilita una azione creativa con l’uso dei media per produrre una visione personale di qualsiasi testo mediatico. Lo scopo è imparare a essere un creatore dei media (in questo senso l’uso del video, internet, il giornale, il cineforum o il teleforum nell’insegnamento sono fondamentali).
La scuola ed i media
Le diverse posizioni degli educatori di fronte ai media è rappresentata dal ventaglio di preposizioni usate: esiste un’educazione senza, contro, attraverso, con, ai e sui media. Gli studiosi affermano che gli insegnanti della scuola si lamentano della bassa qualità di pensiero e raziocinio dei ragazzi d’oggi e danno la colpa di questo ai media. Considerando le nuove tecnologie come minacce al modello-libro che loro difendono, benché i tele-media già permettano la trasmissione dei messaggi scritti e visivi. Altri insegnanti invece li considerano molto positivamente. Per esempio, il preadolescente vede la tv per conoscere il mondo misterioso degli adulti e altre culture. A ogni modo i mass media sono chiamati la scuola parallela.
Per insegnare i mass media è importante come si parte. L’approccio può essere collegato a due tappe storiche: la prima presuppone un grande potere nei mass media (come trasmissione, alfabetizzatore, inoculatore) su un audience senza potere; la seconda prende in considerazione le teorie di ricezione e interpretazione, (lettura critica e studi culturali. Più incentrata sul dialogo e la partecipazione). Queste teorie danno più potere all’audience. La prima è importante ma la seconda è più pratica e aiuta a formulare e condividere conoscenza partendo dall’esperienza dell’audience.
Oggi si parla dei “figli della TV” (1960-1980), definizione che cambia in ogni epoca “figli mediatici (1990-1998), “figli cibernetici” (1990-2000), mentre altri studiosi parlano della “generazione delle reti”.
Un dato di fatto è che gli insegnanti vedono che i multimedia sono usati ogni volta di più dai loro allievi, e influiscono sulla cultura e sull’educazione delle nuove generazioni.
L’informazione è già cercata di più nelle reti, in internet, che in tv. Il nuovo spazio dell’opinione pubblica sta nascendo nella rete virtuale d’internet. La caratteristica di quest’opinione pubblica -che si esprime tramite i “blog”, “web site” o pagine on-line personali- è d’essere più aperta e collettiva. Ogni giorno l’industria del marketing passa gli schemi e le strategie dei media convenzionali ai nuovi media. In questo modo tutti i media contribuiscono alla formazione di una nuova cultura.
Gli studiosi dei mass media dicono che oggi quello che differenzia di più la gente non è la propria classe sociale, nazione, etnia, sesso, ma l’età e il tempo di fruizione dei media. Conoscere il tempo d’uso dei mass media è importante perché aiuta a capire il luogo e il momento in cui si è avuto a che fare con la tv e gli altri media, poiché è stato comprovato (tramite gli studi etnografici dei media inaugurati per James Lull nel 1980) che le pratiche sociali e gli ambienti dove ci sono tv e radio sono condizionati da questi media, sia come media “facilitatori” o“disturbatori” della socializzazione dell’audience. Nell’educazione, l’apprendistato si basa su quello che i ragazzi già conoscono e possono fare. Pedagogicamente non si può prescindere da ciò. Per questo è importante osservare e interpretare l’ambiente in cui si usufruisce i media per conoscere meglio l’audience.
Ragazzi e media
I ragazzi si esprimono cantando, disegnando e parlando più che scrivendo, come i ragazzi latinoamericani (Cornejo, 2006; 2004a; 2004b) che tendono a fare un gran consumo della musica (tradizionale e moderna) e del genere televisivo della “telenovela”, che è un “racconto in immagini”, dove gli attori parlano di famiglia e amici, rappresentando momenti della vita quotidiana nella casa e nel quartiere.
Il linguaggio e i testi multimediali non sono neutrali. Essi sono profondamente caricati di valori, ideologie, comportamenti, e forme di pensiero.
Questi fanno sì che l’uomo attuale sia caratterizzato per il consumo indiscriminato non soltanto di prodotti e oggetti, ma anche d’idee e forme di vita.
Per molti studiosi dei media questa è la ragione principale per mettere i mass media nel curriculum scolastico. L’insegnante deve essere sul fronte: deve conoscere quello che c’è e quello che sarà. Bisogna ricordare che l’educazione consiste non soltanto nell’acquisizione di conoscenze, ma anche d’atteggiamenti e mode. Gli elementi educativi non si trovano soltanto in un media determinato. Ogni media dà un contributo specifico all’educazione. I media tradizionali (stampa, film, radio, tv) e i media nuovi (internet, CD Rom, DVD, minidisk, videogiochi e altri) offrono informazione, intrattenimento, ma creano anche problemi, timori e pericoli, già Umberto Eco fece, nel 1964, una divisione dei principali atteggiamenti sui media nel suo libro intitolato “Apocalittici e Integrati”(Eco 1964). Divisione che denota la percezione che la gente ha di fronte ai mass media.
Si è visto che il libro è il medium più importante perché in confronto con la televisione, la radio e il cinema non è fugace e istantaneo. Il libro è stato sempre portatore di valori, principi e educazione al rispetto. Tuttavia il libro non considera le caratteristiche del ricevente, che è immerso in un ambiente comunicazionale lontano da quello stampato. Oggi si tende a usare la pluralità dei media nelle diverse tappe dell’educazione, benché sempre predomini uno di essi. Nel mondo d’oggi dove l’urbanizzazione nelle grandi città è prevalente, lo spazio (che è domestico e sedentario) è nutrito d’immagini televisive e audiovisive.
I generi dei media: la testimonianza e il racconto
Dal punto di vista dell’educazione ai media a scuola, credo sia necessario interpretare e leggere le immagini, cercando di mediare e inserirsi nel rapporto tv-ragazzi per aiutare quest’ultimi a dare senso alla cultura dell’immagine. In questo modo può essere possibile mobilitare l’immaginazione e la percezione dei ragazzi, verso una lettura più consapevole di loro stessi, come soggetti attivi e comunicativi davanti ai media. La sfida è che la media education si metta in concorrenza con i media per nutrire l’immaginario dell’audience, nella famiglia, nella scuola, nell’università, nella vita istituzionale, utilizzando i generi che più hanno avuto più fortuna: la testimonianza e il racconto.
Franklin Cornejo è docente di ricerche sull’audience, del CICS, Pontificia Università Gregoriana di Roma (fcu_75@yahoo.com).
(1) In Italia si usa l’espressione in lingua inglese media education, e rappresenta una relazione tra media e educazione.
(2) Martínez de Toda, José Le sei dimensioni della media education (Roma: Pontificia Università Gregoriana, 2002).
(3) Il CICS è stato istituto nel 1978 nella Pontificia Università Gregoriana per un’educazione alla comunicazione aperta a temi quali la teologia, l’etica, il dialogo interreligioso, offrendo tuttavia, i necessari strumenti per affrontare le problematiche che la comunicazione di massa pone nell’ambito dei dibattiti culturali contemporanei.
(4) Alasuutari, P Rethinking the Media Audience (London: Sage, 1999).
(5) Alcuni libri sugli studi dell’audience sono di: Pasquali F. e Sorice, M. (a cura di) Gli “altri” media. Ricerca nazionale sui media non mainstream (Milano: Vita e Pensiero, 2005); Aroldi P. e Colombo, F. Le età della TV. Indagine su quattro generazioni di spettatori italiani (Milano: Vita e Pensiero, 2003 ); Sorice, Michele Introduzione, in James Lull, In Famiglia davanti alla TV (Roma: Meltemi, 2003).
6 Pastor, J.A. e Saorin, Tomas La escritura hipermedia ‹http://members.es.tripod.de/saraoa/Hiperme/saorin.htm›
7 Un esempio di indagine sociologica e antropologica nella vita quotidiana della città europea è il libro di Marc Augé Un etnologo nel metro ’ (Milano: elèuthera, 2005).
8 James Lull è stato il primo studioso dell’audience ad introdurre il metodo etnografico in questo campo di ricerca, rivoluzionando così gli studi dell’audience, che erano prima più teorici e meno improntati sulla vita quotidiana. Il lavoro di “etnografia sul pubblico dei media” di Lull è stato presentato nell’articolo “Gli usi sociali dei mass media”. L’articolo è parte del libro di Lull, In famiglia davanti alla TV, p. 65.
9 Cornejo, Franklin (2006) “Pedagogia con i media per bambini di strada”, 9/06/06, in
‹http://www.ilmediario.it/cont/articolo.php?canale=Terza&articolo=301›
Cornejo, Franklin (2004a) “Mass media nei paesi in via di sviluppo e audience di strada”, 27/10/04, in ‹http://www.ilmediario.it/cont/articolo.php?canale=speciale&articolo=171›
Cornejo, Franklin (2004b) “Los niños de la calle como audiencia”, 20/08/04, in
HYPERLINK “http://www.odrnews.com/kurt/library.html” http://www.odrnews.com/kurt/library.html
10 Eco, Umberto Apocalittici e Integrati (Italia: Bompiani, 1964).
James Lull è stato il primo studioso dell’audience ad introdurre il metodo etnografico in questo campo di ricerca, rivoluzionando così gli studi dell’audience, che erano prima più teorici e meno improntati sulla vita quotidiana. Il lavoro di “etnografia sul pubblico dei media” di Lull è stato presentato nell’articolo “Gli usi sociali dei mass media”. L’articolo è parte del libro di Lull, In famiglia davanti alla TV, p. 65.
Eco, Umberto Apocalittici e Integrati (Italia: Bompiani, 1964).