Internet per lo studio e per la didattica

Luci, ombre e potenzialità della rete per gli studenti, gli insegnanti e i genitori

Internet è ormai entrata – in una forma o nell’altra – non solo in moltissime case ma anche nella maggior parte delle scuole, di ogni ordine e grado, e in tutte le università. Tuttavia, la consapevolezza della possibile utilità degli strumenti di rete nel processo didattico, e soprattutto la presenza di strumentazioni informatiche effettivamente adeguate e delle competenze necessarie al loro migliore impiego, rappresentano fattori ancora critici nella grande maggioranza delle situazioni.

La potenziale utilità della rete per lo studio e la didattica è veramente difficile da negare: proviamo ad elencare, in maniera certo disordinata, sommaria e incompleta, solo alcuni fra gli usi possibili:

  • la possibilità di realizzare un sito d’istituto o di progetto permette alla scuola di offrire a docenti, studenti e famiglie servizi nuovi, e di migliorare le modalità di erogazione di servizi tradizionali; trasforma inoltre la vecchia realtà del giornalino scolastico in uno strumento ad alta visibilità, facile da realizzare e in grado di includere informazione multimediale;
  • la dimensione multimediale della rete e degli strumenti informatici utilizzati per la navigazione, oltre a rivelarsi particolarmente vicina al mondo esperenziale degli studenti, facilita l’interazione fra materie diverse e diversi argomenti di studio;
  • la sterminata quantità di informazione disponibile in rete può ampliare in maniera decisiva (anche se certo non sostituire) le risorse informative di qualunque biblioteca d’istituto, in qualunque materia;
  • la rete costituisce poi – come vedremo – un ricchissimo serbatoio di software didattico e di strumenti educativi;
  • sono inoltre disponibili su Web risorse specifiche destinate all’aggiornamento professionale dei docenti, e alla loro interazione anche attraverso forme di comunità virtuale;
  • la possibilità di comunicazione globale rende facile stabilire contatti con classi, scuole e paesi lontani, e può sia portare alla realizzazione di progetti didattici comuni, sia dare allo studio delle lingue straniere una dimensione nuova, quotidiana e divertente;
  • l’uso di Internet si rivela inoltre – per il forte interesse delle giovani generazioni verso la rete – uno degli strumenti migliori per introdurre gli allievi al mondo dell’informatica e dei nuovi media, la cui conoscenza è ormai fondamentale per l’ingresso nel mondo del lavoro;
  • l’educazione a distanza (sulla quale torneremo in chiusura di questo capitolo) si basa ormai largamente sull’uso di strumenti di rete, che – essendo fruibili in ogni momento e con analoghe modalità sia in classe sia a casa – permettono una migliore integrazione con l’educazione in presenza;
  • anche in Italia, i vari organi preposti alla definizione e al coordinamento delle politiche educative del paese – a partire dal Ministero dell’Istruzione – utilizzano ormai Internet come strumento privilegiato per la diffusione di informazioni e notizie.

Le possibilità appena ricordate sono solo alcune fra le molte delle quali si potrebbe parlare. Eppure, se si parla dell’uso di Internet in un contesto scolastico o comunque educativo, emergono spesso perplessità e resistenze, alcune delle quali meritano senz’altro di essere considerate. In particolare, si osserva spesso che:

  • proprio per la vastità dell’informazione disponibile, che – come abbiamo visto parlando di ricerca in rete – può spesso presentarsi come poco omogenea e disorganizzata, l’uso della rete può finire per disorientare lo studente (e il docente), anziché aiutarlo;
  • è spesso difficile stabilire il grado di affidabilità dell’informazione reperita in rete, col rischio di fornire informazioni erronee o di parte;
  • inoltre, sulla rete sono facilmente reperibili tipologie di informazione inadatte a un pubblico giovane e immaturo: l’esempio più citato (ma non necessariamente l’unico) è fornito dai siti pornografici;
  • gli insegnanti non hanno la preparazione necessaria ad aiutare gli studenti nella navigazione in rete; il fatto stesso che in alcuni casi gli studenti possano avere in questo campo delle capacità migliori di quelle dei loro insegnanti può portare a indebolire il ruolo del docente;
  • gli studenti tendono a utilizzare il Web come serbatoio per il reperimento e lo scambio di ricerche, temi, esercizi risolti, e cioè come uno strumento per aggirare o evitare lo studio individuale;
  • le scuole non dispongono dei fondi e delle attrezzature necessarie ad allargare l’uso della rete all’intero corpus studentesco (e spesso neanche all’intero corpus docente).

È chiaro che, prima di poter considerare brevemente gli enormi vantaggi che l’uso di Internet in ambito scolastico può comportare, occorre affrontare queste obiezioni. Il primo dato da rilevare è che, quand’anche i problemi appena ricordati comportassero la necessità di evitare o limitare fortemente l’uso di Internet da parte degli studenti, almeno all’interno del contesto scolastico (cosa che, è bene anticipare subito, non crediamo affatto), essi certo non implicano che Internet non debba essere utilizzata dagli insegnanti: al contrario, è evidente che l’insegnante deve essere in grado, per svolgere al meglio il proprio compito, di discriminare fra fonti informative diverse e valutarne rilevanza e attendibilità. La possibilità di incontrare in rete informazione considerata per qualunque motivo ‘inadatta’ ai più giovani non dovrebbe poi costituire un problema per gli insegnanti, che si suppongono adulti e maturi. Né si capisce come gli insegnanti possano affrontare, attenuare e in qualche caso magari addirittura capovolgere quel ‘gap’ generazionale di competenze in campo informatico e telematico che ne metterebbe in pericolo il ruolo e l’autorità, se non attraverso l’acquisizione delle competenze in questione, che passa necessariamente attraverso la familiarizzazione con la rete e la pratica del suo uso. Restano certo problemi gestionali e logistici, ma l’impegno esplicito – anche se talvolta un po’ ‘di facciata’ – di tutti gli ultimi governi (indipendentemente dal loro orientamento politico) per l’espansione dell’uso delle risorse informatiche e telematiche in ambito didattico mostra che il superamento di tali problemi è divenuto ormai una priorità per il sistema educativo nazionale.

Gli insegnanti, dunque, hanno bisogno di Internet. E, nell’utilizzarla, troveranno che la rete può aiutarli notevolmente, sia nella preparazione delle lezioni, sia nel campo della formazione permanente e dell’aggiornamento, sia nel contatto con altre esperienze e con altri progetti didattici, sia, infine, in aspetti non marginali della loro attività quali il disbrigo di pratiche burocratiche e l’acquisizione di informazioni su temi quali le assegnazioni di cattedre, i concorsi e i trasferimenti, la formazione delle commissioni d’esame, la definizione dei contratti di lavoro, le problematiche sindacali.

E per quanto riguarda gli studenti? Siamo convinti che, per quanto alcune delle obiezioni sopra ricordate non manchino di un qualche fondamento, la disponibilità di un accesso alla rete, a scuola, anche per gli studenti, costituisca un passo essenziale sia per migliorare la qualità della formazione sia per collegarla più efficacemente al contesto culturale e sociale. La navigazione su Internet può essere dispersiva, ma la capacità di fornire agli studenti strumenti per reperire, selezionare, organizzare e valutare l’informazione, in un mondo in cui la quantità di risorse informative disponibili e la loro eterogeneità sono cresciute in maniera esponenziale, non può ormai non costituire una priorità anche per il mondo della scuola. Molto meglio educare a questa varietà – e ai problemi che essa comporta – piuttosto che rimuoverla artificialmente.

Certo, gli studenti hanno spesso la tendenza ad utilizzare le fonti di rete in maniera totalmente acritica, come serbatoio di ricerche ed esercizi preconfezionati. E tuttavia, a ben guardare, i docenti dotati di una qualche preparazione nel campo delle ricerche in rete dispongono di armi per contrastare queste forme di uso improprio di Internet, e addirittura per trasformarle in qualche caso in occasione di consapevolezza critica. È infatti abbastanza semplice ‘testare’ un elaborato o un compito prodotto da uno studente inserendone qualche parola o una breve frase su un motore di ricerca come Google. Un test non sempre sufficiente a smascherare ogni ‘plagio via rete’, ma spesso utile: si potrà restare sconcertati dal numero di volte in cui questo controllo fornirà esito positivo. In questi casi, più che una semplice sanzione repressiva (o accanto alla sanzione) potrà essere utile cercare di sviluppare nello studente la consapevolezza della differenza fra la ricerca, il reperimento e la valutazione di fonti informative diverse da un lato, e il plagio letterale e acritico di una di esse dall’altro. L’insegnante potrà far rilevare che il plagio letterale di testi reperiti in rete è in molti casi assai facile da smascherare, e potrà far notare la delicatezza del processo di valutazione critica delle risorse reperite: gli studenti ricorrono spesso (attraverso uno dei tanti siti che raccolgono questo tipo di materiali) a tesine e lavori di altri studenti, non di rado a loro volta di debolissimo impianto e spesso ricchi di errori e imperfezioni. Rilevare e documentare questi errori contribuirà a far capire allo studente che non tutto quel che si trova in rete va considerato affidabile, e che anche nella sua versione telematica copiare il lavoro degli altri costituisce una soluzione assai poco efficace ai problemi dello studio.

Quanto alla preparazione degli insegnanti, si tratta certo di un problema di grande rilievo, affrontato più volte, in molteplici sedi e attraverso un ventaglio assai ampio di posizioni e di proposte. Non vi è dubbio che la situazione italiana in questo campo sia ancora fortemente carente, e che vi sia, in questo, anche una responsabilità precisa del nostro sistema educativo, a partire da quello universitario. Tuttavia, va anche ricordato che l’addestramento all’uso e alla padronanza delle nuove tecnologie ha sempre una fortissima componente di lavoro (e motivazione) individuale. Non si tratta di scaricare sul docente l’intera responsabilità della propria ‘formazione tecnologica’ – mossa che sarebbe evidentemente poco produttiva, oltre che sbagliata – ma di sollecitarlo ad agire anche individualmente: le nuove tecnologie ‘non mordono’, l’apprendimento per tentativi ed errori non è sempre il più veloce ma in genere – soprattutto in campo informatico – produce risultati duraturi ed efficaci, le librerie e la rete sono piene di manuali e risorse di tutti i tipi atti ad introdurre in maniera per quanto possibile piana e agevole tematiche anche complesse. Molto può essere fatto anche attraverso l’uso individuale di programmi didattici per computer, e non è ormai difficile trovarsi accanto, anche nel mondo scolastico, colleghi più preparati ai quali chiedere aiuto e suggerimenti.

Certo, tutto questo non può bastare, e non può scaricare il mondo scolastico e universitario dal compito fondamentale di ‘formare i formatori’. Ma, senza la spinta rappresentata dalla curiosità e dall’iniziativa individuale, la sfida in questo campo sarebbe persa in partenza: spesso è la natura stessa degli strumenti che si vuole imparare a conoscere, a richiedere una familiarizzazione e un addestramento anche autonomo e individuale. In alcuni casi, questo può comportare per l’insegnante investimenti di tempo e denaro non indifferenti. La scuola dovrà trovare il modo di riconoscere e incentivare questi investimenti individuali, e dovrà fornire un contesto nel quale inserirli e coordinarli, in modo da evitare la dispersione e il disorientamento: si tratta di un compito del quale è difficile sopravvalutare l’importanza. Dal canto nostro, non possiamo che raccomandare all’insegnante di fare questi investimenti: difficilmente se ne pentirà.

In secondo luogo, occorre sollecitare non solo i singoli docenti, ma anche gli istituti a informarsi, seguire, sfruttare il più possibile le iniziative di formazione disponibili, a cominciare da quelle previste dal Ministero e da strutture come IRRSAE e Università. Il ruolo che in questo contesto possono avere i singoli istituti scolastici è fondamentale, anche per la larga autonomia che è ormai loro riconosciuta. Per gli istituti non si tratta più solo di fare da ‘cinghia di trasmissione’ di informazioni provenienti dall’alto, ma anche di muoversi autonomamente per sollecitare, spingere alla partecipazione e se del caso organizzare o coordinare direttamente iniziative di formazione dei propri docenti. Naturalmente, è importante che questo accada non in maniera spontaneistica e disorganizzata ma seguendo modelli precisi e ragionevolmente uniformi. Fra i siti che segnaleremo, molti dedicano pagine al problema della formazione e dell’aggiornamento degli insegnanti, e permettono di seguire le molteplici iniziative organizzate in questo settore.

Abbiamo accennato, fra le possibili obiezioni all’uso di Internet in ambito scolastico (ma lo stesso discorso si potrebbe fare, più in generale, per quanto riguarda l’uso didattico delle nuove tecnologie), a uno dei temi ‘classici’ del dibattito sulla formazione dei docenti: il ‘gap’ di competenze che può a volte sussistere fra studenti e docenti, a tutto favore dei primi. Un gap che ha portato molti a rilevare come nel campo delle nuove tecnologie possa molto spesso accadere che siano i docenti a dover imparare dagli studenti, e non viceversa. Il ruolo (e l’autorità) dell’insegnante non ne risulteranno inevitabilmente indeboliti?

È inutile negare che in alcuni casi questo possa essere vero. Riteniamo però che occorra guardare a questa prospettiva, che spaventa (a torto!) molti insegnanti, cum grano salis. Innanzitutto, va notato che le competenze degli studenti all’interno della classe restano comunque di norma assai differenziate. Alcuni studenti possono avere una particolare familiarità con Internet e con i nuovi media, ma molti altri non ne avranno alcuna. L’insegnante non si trova dunque davanti a una situazione in cui dover abdicare al proprio ruolo a favore di una generazione compatta di ‘piccoli mostri’ tecnologici, ma in una situazione in cui poter sfruttare nel lavoro didattico quotidiano, a vantaggio proprio ma anche del resto della classe, le eventuali competenze specifiche già acquisite da alcuni dei propri allievi, per promuovere una formazione che riguarda comunque tutti i partecipanti al dialogo didattico.

Questa situazione dovrà essere gestita con saggezza, trasformandola in una occasione di apprendimento collaborativo, e tenendo sempre presente che le competenze degli allievi, pur essendo talvolta assai sviluppate, possono essere ‘poco meditate’: sarà allora il docente che potrà spingere alla riflessione e all’inquadramento di competenze prevalentemente pratiche all’interno di un contesto più complesso e generale. Occorrerà anche guardarsi dal rischio di scambiare la padronanza dello strumento tecnologico utilizzato per l’apprendimento, con la padronanza degli argomenti trattati.